Diritti civili
Voglio cercare di spiegarmi bene: che cosa sia il patriarcato è noto e qui non ho da inventare nulla. Che il patriarcato stia vincendo si vede dall’ininterrotto e non risolutivo dominio della finanza in economia. Che la sua incipiente “vittoria” sia una sciagura, si vede dalle vicende greche; dalla perdita di significato della parola “classe”; dalla trasformazione del sindacato in corporazione (cioè dal “progresso” verso il Feudalesimo!), dall’emergere di una emancipazione ottusamente mimetica, che produce persino le ragazze “bulle”, nonché le ministre adoranti, come quelle del governo Renzi o le parlamentari come la Moretti che svolgono benissimo la parte di altoparlante del “capo”. E mi spiace molto di dover mettere in elenco pure la vicesegretaria nazionale del Pd, che è una donna intelligente, la quale non può non capire quel che fa.
Allarmato per questi segni di vita della società civile, il Papa si allinea ai veti della CEI, e ripropone la linea vaticana di sempre: si oppone alle unioni civili per omosessuali e denuncia “la cultura dello scarto”(aborto ed eutanasia), anche se si tiene lontano dal Family day. Va a ruota il gesuita Bartolomeo Sorge, per anni direttore di “Civiltà Cattolica”, che riassume così il rischio della “slippery road”: “Siccome il malato soffre, uccidiamolo. Siccome c’è la fame nel mondo, uccidiamo gli affamati”. E così via. Renzi sembra deciso a tirare dritto: “Per il PD la legge sulle unioni civili è irrimandabile, compresa la stepchild adoption”. Era dal 1952 che un premier (De Gasperi) “disubbidiva” ad un Papa (Pio XII, che voleva l’alleanza DC – MSI per le elezioni a Roma). Mentre Filomena Gallo denuncia “lo stato etico” e autorevoli editorialisti parlano di “ingerenza del Vaticano”, resta un po’ indietro Veltroni (che forse è finalmente andato in Africa e non legge i giornali) quando dice che il Papa sui diritti ha fatto “grandi passi avanti”. Intanto all’estero i Parlamenti europei discutono e decidono sulla eutanasia. Il Bundestag depenalizza il suicidio assistito salvo che non avvenga a pagamento. Il Parlamento francese approva definitivamente la nuova legge sul fine vita (sedazione profonda e continua): non ancora l’eutanasia, ma un passo avanti- anche se non sufficiente- verso la piena libertà di scelta.
Questo ci fa comprendere che si parla di naturalità con troppa leggerezza, e spesso viene percepito come naturale ciò che non lo è affatto, ma che è entrato a far parte delle nostre vite tanto da sembrare un “prodotto di natura”.
E poi naturale viene contrapposto ad artificiale, come se tutto ciò che è artificiale fosse una costruzione che, non esistendo in natura, non ha motivo d’essere. Io mi limito a fare due osservazioni. La prima: essendo l’uomo un prodotto di natura, tutto ciò che crea è a sua volta naturale. La seconda: qualcuno percepisce come innaturale e quindi artificiale la fecondazione assistita, l’eterologa o la pratica della maternità surrogata, ma non le cure che dovessero rendersi necessarie per portare a termine una gravidanza difficile.
LA POLITICA DIMENTICA I POVERI
Chiara Saraceno – La Repubblica 31/10/2014
IL DATO della, piccola, riduzione del numero di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale avvenuta tra il 2012 e il 2013 va accolto con molta cautela, non solo per la sua esiguità e perché si riferisce alla situazione di un anno fa, ma perché nasconde fenomeni divergenti, che nel loro insieme segnalano un rafforzamento delle disuguaglianze.
In primo luogo, l'unico dei tre indicatori che è diminuito riguarda la deprivazione grave, perché è calata la percentuale di persone che non può avere un pasto adeguato almeno ogni due giorni, che non ha mezzi per riscaldare a sufficienza l'abitazione e non avrebbe neppure 800 euro di risparmi per fronteggiare un'emergenza. Si tratta di situazioni al limite della sopravvivenza. Non vi è stato, invece, nessun miglioramento per quanto riguarda la percentuale di coloro che si trovano in condizione di povertà relativa e di coloro che vivono in una famiglia in cui nessun adulto (esclusi gli studenti e i pensionati) è occupato.
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"ESSERE OMOSESSUALE È UN GRANDE DONO CHE DIO MI HA FATTO"
Tim Cook – La Repubblica 31/10/2014
IN tutta la mia vita professionale ho cercato di mantenere un livello minimo di privacy. Sono di umili origini e non mi interessa attirare l'attenzione su di me.
D'altro canto sono profondamente convinto di quello che diceva Martin Luther King, ossia che nella vita dobbiamo porci soprattutto una domanda: cosa facciamo per gli altri? E' un interrogativo cui spesso mi sforzo di rispondere e ho capito che il desiderio di riservatezza mi ha trattenuto dal fare qualcosa di più importante. Ecco come sono arrivato ad oggi.
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PERCHÉ I DIRITTI NON SONO UN LUSSO IN TEMPO DI CRISI
Stefano Rodotà – R.it Cultura 20/10/2014
NEL 1872, a Vienna, comparve un piccolo classico del liberalismo giuridico, La lotta per il diritto di Rudolf von Jhering, che Benedetto Croce volle fosse ripubblicato quasi come un anticorpo negli anni del fascismo. Oggi è più giusto parlare di lotta per i diritti, che si dirama dalla difesa dei diritti sociali fino alle proteste dei giovani di Hong Kong, e che può essere sintetizzata con le parole di Hannah Arendt, "il diritto di avere diritti", ricordate su questo giornale con diverso spirito da Alain Touraine e Giancarlo Bosetti (e che ho adoperato come titolo di un mio libro due anni fa).
Ma, per evitare che quella citazione divenga poco più che uno slogan, bisogna ricordarla nella sua interezza: "Il diritto ad avere diritti, o il diritto di ogni individuo ad appartenere all'umanità, dovrebbe essere garantito dall'umanità stessa". Così la fondazione dei diritti si fa assai impegnativa, esige una vera "politica dell'umanità", l'opposto di quella "politica del disgusto" di cui ci ha parlato Martha Nussbaum a proposito delle discriminazioni degli omosessuali, ma che ritroviamo in troppi casi di rifiuto dell'altro.
LA CONFUSIONE DI DIRITTI (CIVILI) INTORNO ALLA FAMIGLIA
Agenzia Radicale – 20/10/2014
Come l’ottimismo nel famoso spot pubblicitario, gli annunci sono il sale della vita dell’attuale governo. L’ultimo in ordine di tempo è quello del prossimo bonus di 80 euro alle neomamme, giusto per ricordare che lui, Matteo Renzi, alla famiglia, quella tradizionale, tiene molto, anche se bisogna pur pensare una buona volta agli innamorati che ancora oggi in Italia non possono coronare un sogno, perché persone dello stesso sesso.
In proposito, il Premier qualche giorno fa aveva fatto un altro annuncio: "a dicembre la legge sulle unioni civili"! A modello tedesco. Si tratta delle Civil partnership, grazie alle quali "le coppie omosessuali potranno iscriversi in un registro ad hoc che darà modo di usufruire degli stessi diritti e doveri delle coppie eterosessuali sposate in tema di reversibilità della pensione, diritto alla successione in caso di morte e di assistenza negli ospedali e nelle carceri". Un "buon punto di mediazione" – a detta di Renzi – sufficiente a scatenare il proverbiale vespaio.
DIRITTI PER TUTTI
E IL PAESE RIPARTE
Roberto SAviano – L’Espresso 10/10/2014
Scendere in piazza contro i matrimoni gay, come hanno fatto le "Sentinelle in piedi", è un gesto oscurantista. Il governo ha il dovere di rompere con questo clima. Dare una possibilità a ognuno è la premessa per far tornare la fiducia
La realtà è molto più complessa di quanto crediamo e a ricordarcelo è la semplice osservazione di ciò che ci accade intorno.
"UNA RIVOLUZIONE FINALMENTE LE DONNE ESCONO DALL'INVISIBILITÀ"
Caterina Pasolini - La Repubblica.it Archivio 25/09/2014
«È UNA rivoluzione, questa legge. Finalmente, dopo essere stati condannati, ci mettiamo alla pari con l'Europa. Facciamo quello che Spagna, Francia, Germania hanno messo in pratica da tempo». Michela Marzano, deputata del Pd è entusiasta.
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DIRITTI CIVILI, ORA L'ITALIA PUÒ ACCELERARE
Carlo Troilo – L’Unità 03/06/2014
Da qualche tempo capita di registrare qualche progresso dell'Italia in fatto di diritti civili: un campo in cui il nostro Paese indossa da sempre, nel confronto con gli altri paesi d'Europa, una triste maglia nera, anche a causa della influenza molto maggiore che le gerarchie ecclesiastiche ed i teodem esercitano da noi sui partiti e sul Parlamento. Si tratta di notizie che provengono spesso dalla magistratura, e in particolare dalla Corte Costituzionale ma anche - e con maggiore frequenza negli ultimi tempi - dal nostro pigro Parlamento.
DIRITTI CIVILI: DA RENZI LO ZERO ASSOLUTO
Andrea Maccarone – Italia Laica 25/02/2014
Come prevedibile, il decisionismo di Matteo Renzi si schianta immediatamente sullo scoglio dei diritti civili. Ancora una volta sul piatto del compromesso vengono sacrificate le legittime aspirazioni di milioni di cittadine e cittadini lgbtqi.
"Non possiami dimenticarci che la ricerca a oltranza del compromesso sui nostri diritti e sulla nostra pelle finora in Italia ha prodotto zero, e persino la proposta di legge su omofobia e transfobia è stata trasformata in un mostro giuridico più dannoso che inutile" commenta Andrea Maccarrone, Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
"I diritti civili non sono divisibili e non sono in vendita! Soluzioni che accontentano gli equilibri politici del Governo e non rispondono affatto ai bisogni e alle richieste delle persone coinvolte non ci interessano. Del resto non si capisce perché le maggioranze trasversali possono ricercarsi solo sui temi che interessano la classe politica, come la legge elttorale, e mai su quelli che invece toccano la dignità delle persone. D'altrone il buongiorno si vede dal mattino: il Governo Renzi, già monco del Ministero delle Pari Opportunità, adesso dichiara di subordinare agli equilibri della maggioranza qualsiasi avanzamento dei dei diritti e delle politiche per le persone lbtqi. Prenderà forse la fiducia in Parlamento non certo la nostra!"
Alla luce delle dichiarazioni programmatiche del premier Renzi, appare chiaro che su tutti i temi a noi cari il Governo sarà soggetto al ricatto permanente della componente cattolica e integralista interna alla maggioranza e allo stesso Partito Democratico, segnando su questo punto zero discontinuità con tutti i governi passati di destra e sinistra.
DROGA, LA CONSULTA BOCCIA LA LEGGE FINI-GIOVANARDI: "VIOLA LA COSTITUZIONE"
R.it Politica – 12/02/2014
E' illegittima la norma che equipara le sostanze stupefacenti leggere a quelle pesanti. La questione era stata sollevata dalla Cassazione per infrazione dell'articolo 77 della Carta. Torna così a vivere la Iervolino-Vassalli come modificata dal referendum del 1993.
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LE DONNE MUTILATE NEL CORPO E NELL’ANIMA
Michela Marzano – La Repubblica.it Rubriche 11/02/2014
È dal 2003 che il 6 febbraio è consacrato alla Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili. Voluta dalle Nazioni Unite, la giornata ha lo scopo di attirare l’attenzione su una pratica ancora troppo diffusa nel mondo se è vero che, ogni anno, sono tre milioni le bambine e le donne che subiscono questo tipo di mutilazioni. Solo in Italia, le infibulazioni sarebbero quarantamila, il dato più alto in Europa, nonostante il Parlamento italiano abbia approvato nel 2006 una legge per la tutela delle donne, in applicazione degli articoli 2, 3 e 32 della nostra Costituzione.
LE BANDIERE DELL’ISOLAMENTO
Lucio Caracciolo – La Repubblica 11/02/2014
""Ieri in Svizzera, domani in Italia e nel resto d’Europa? Il voto popolare con cui il nostro vicino alpino ha approvato l’idea di contingentare l’immigrazione e di privilegiare la mano d’opera autoctona è un segnale d’allarme per tutti gli europei. È probabile che se analoghe consultazioni si svolgessero nei paesi dell’Unione Europea il risultato sarebbe simile, se non ancora più drammatico (quasi la metà dei votanti elvetici si è comunque espressa contro). Le reazioni a Bruxelles e nelle principali cancellerie europee non riescono a celare lo sconcerto per un risultato che mette a repentaglio i rapporti euro-svizzeri.
Ma apre soprattutto un varco nel quale si infileranno le formazioni xenofobe e protezionistiche in Francia come in Germania, in Gran Bretagna come in Italia.
Già alle imminenti elezioni per il Parlamento europeo potremmo trovarci di fronte al trionfo del riflusso particolaristico, con conseguenze imprevedibili sulla legittimazione delle istituzioni comunitarie.
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PASSANO I SECOLI SIAMO SEMPRE A MANZONI
Mario Pirani – La Repubblica.it Archivio 27/01/2014
In Italia la legge quotidiana è sempre ispirata ai Promessi sposi. Don Abbondio detta le norme sulla vita della famiglia, appuntate sul breviario che accompagna le sue giornate e quelle dei fedeli.Qualora occorresse qualche imprevista variante sono sempre lì pronti i "bravacci" di turno a dare una mano per rimettere ordine a persone e cose. Gli esempi sono tanti ma per la maggior parte girano attorno alle vicende di coppia, alle sorti maritali o a quelle filiali. Storie in genere esemplari, ricordate e riesumate perché servano d' insegnamento attraverso gli anni e, grazie alla riproduzione letteraria, persino attraverso i secoli.
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TEMI ETICI, IL CORAGGIO DI LEGGI AVANZATE
Articolo di Maurizio Mori - Unità 30/01/2014
""Eugenio Mazzarella ha ragione quando osserva che sui "temi etici, se si vuole, si può fare subito" visto che queste leggi non hanno costi, e si possono varare anche in tempo di crisi come il nostro. Non solo: se quelle in materia sono buone leggi, tutelano la dignità delle persone, rafforzano la fiducia nelle istituzioni e hanno positivi ritorni economici. Per questo non si dovrebbe esitare un istante a vararle. Ma per elaborare una legge si deve partire da una visione generale della situazione. Per il collega Mazzarella il punto di partenza è il fatto che quelli etici sarebbero «gli unici temi che godono, nel Paese reale, di "larghe intese" naturali, per soluzioni affidate al buon senso, a un diffuso sentire comune».
Su questo, dissento, perché a volte il «buon senso» o il «sentire comune» sono in contrasto con l’etica, ed è sbagliato credere che l’etica coincida col «sentire comune». Fino al 1975 il sentire comune di larga parte degli italiani era contrario alla «parità dei coniugi», la cui introduzione suscitò aspre controversie: allora era una norma «avanzata». Ben presto ci si accorse che aveva colto il verso della storia e ebbe positivi effetti sociali per tutti, inclusi i conservatori sessisti che rivorrebbero il capofamiglia maschio.
Oggi, con molta sorpresa, apprendo che Mazzarella ritiene che il ddl Calabrò proposto nel marzo 2009 offra una soluzione «socialmente condivisa». Dimentica però che fu presentato in fretta e furia dal governo Berlusconi per contrastare il caso Englaro, e che i medici giudicarono quel testo del tutto inadeguato e inaccettabile (a dir poco). Anche qui, rilevo che come minimo il «buon senso» di Mazzarella è in netto contrasto con le indicazioni deontologiche dei medici. Può darsi che per alcuni (i conservatori) queste indicazioni siano «avanzate», ma è facile che presto risultino benefiche per tutti.
Discorso simile sui i gay, ai quali il «comune sentire» riconoscerebbe il diritto alla «unione civile» ma non al «matrimonio», la cui pretesa sarebbe frutto di «un’omologazione ideologica». È troppo comodo, caro Mazzarella, relegare nel calderone delle vecchie «trincee ideologiche» tutte le opinioni difformi da ciò che presumi essere il «buon senso» o il «comune sentire». Basta leggere l’articolata sentenza Windsor vs Usa (26 giugno 2013) della Corte Suprema americana per vedere che l’esclusione dei gay dal matrimonio lungi dall’essere razionale è un’iniqua discriminazione frutto del pregiudizio etero-sessi-
sta, neologismo con cui indico chi crede che i sessi siano solo due (senza tenere conto delle più recenti conoscenze scientifiche). Anche qui, può darsi che per alcuni quest’idea sia «avanzata»: ma è forse un delitto avere idee innovative? Non è meglio che le buone leggi precedano e indirizzino la vita sociale? Il legislatore, cioè il Parlamento eletto dal popolo perché rappresenta (dovrebbe rappresentare) la miglior parte della società, fa come il bravo urbanista progettatore di territori: prevede in anticipo i flussi di traffico e progetta le strade in modo da favorire la viabilità e prevenire le file e gli ingorghi, senza restare ancorato al «comune sentire» che spesso è sordo alle esigenze emergenti e chiuso al futuro.
Per elaborare buone leggi sui temi etici occorre partire dalla considerazione che la rivoluzione biomedica ha già cambiato e sta sempre più cambiando alcuni parametri tradizionali. Non bisogna avere paura della scienza e pensare che debba essere messa subito al guinzaglio: la scienza è la cosa migliore prodotta dall’uomo negli ultimi 4 secoli. L’etica, quella vera e razionale, ci impone di individuare le regole che – tenuto conto dei progressi scientifici e della rivoluzione biomedica – favoriscono la dignità e il benessere di tutti nelle nuove condizioni storiche che già sono in essere e si verranno sempre più a creare. Non è sempre facile scorgere quali esse siano, e per questo non sempre il «comune sentire» è adeguato. Forse gli esperti sanno vedere meglio: come il bravo urbanista prevedendo i flussi di traffico sa favorire lo sviluppo del territorio, così il legislatore accorto prevedendo le dinamiche sociali sa come favorire la dignità delle persone e aumentare il benessere di tutti.
In Italia, dopo la stagione delle grandi (e benefiche) riforme sociali degli anni ’70 (statuto dei lavoratori, riforma psichiatrica, sanità pubblica, aborto, ecc.) sui temi etici ha prevalso l’atteggiamento conservatore. Solo la magistratura ha contenuto il possibile catastrofico arretramento contrario ai principi della Costituzione (si pensi alla legge 40). Per i partiti della sinistra, che promettono di innovare il Paese, è forse giunto il tempo di rompere gli indugi e pensare a leggi «avanzate» che sappiano favorire le dinamiche sociali, e non intasarle in omaggio a tradizioni ataviche ormai obsolete o a un «sentire comune» informato a queste.
In questo senso, oltre riconoscere presto il matrimonio gay, c’è da ripensare la legge sulla fecondazione assistita in sostituzione della assurda legge 40/2004, c’è la legge sulla ricerca scientifica con le cellule staminali, embrionali e non, c’è la legge sul fine vita che garantisca l’autodeterminazione nel rifiuto delle cure e non impedisca l’eutanasia già in discussione in tutti i Paesi avanzati (Gran Bretagna, Francia, ecc.), c’è da pensare a un Comitato Nazionale per la Bioetica più pluralista e meno succube alle prospettive cattoliche, e via dicendo.
L’elenco è incompleto e l’agenda sul tema è densa: se si vuole far ripartire il Paese si devono fare leggi che aggiornino le modalità di convivenza civile circa i cosiddetti «temi etici» sulla scorta di un’etica che non abbia paura della scienza e sappia guardare avanti anche abbandonando quel «sentire comune» che spesso dipende da un passato che ormai non macina più.""
LE GUERRIERE ANTI-ABORTO
La Repubblica 23/01/2013
Sembra di essere tornati agli Anni Settanta, anzi al Dopoguerra in quella società bigotta e moralista che inorridiva solo alla parola aborto, dove le donne timorate di Dio si facevano il segno della croce quando la sentivano. Purtroppo scopriamo che nell'America di oggi, moderna ed evoluta, un bene fondamentale come questo è messo in pericolo. ...
QUEL TEMPO INTERMEDIO OLTRE LA VITA
La Repubblica 18/01/2014 - Corrado Augias risponde al lettore.
""Caro Augias, Ariel Sharon è morto dopo otto anni inerte in un letto (già quasi una bara). Alla morte cerebrale, seguita all’ictus del 2006, ha fatto seguito il resto del corpo. Il caso riapre una serie di riflessioni sullo stato vegetativo irreversibile nonostante le attenzioni dei familiari e gli interventi dei medici. È vita il coma senza ritorno? Un morto che respira, grazie al respiratore artificiale, è quasi un cadavere vivente. Definire vita quella di un povero corpo trafitto da aghi e sonde? Oggi la tecnologia medica è arrivata a un punto che la cosiddetta morte naturale non esiste più. Un tempo intermedio fra la vita e la morte ove si protrae solo la vita organica di un essere umano; una vita ridotta a "quantità" più che a "qualità". La vita biologica è vita, dicono con enfasi dogmatica i teomoralisti. Ma oggi la paura della morte si affianca alla paura d’una vita che la tecnica è capace di prolungare quasi a tempo indeterminato. Non è "etica minima" credere nella libertà delle persone, ritenersi padroni di sé non significa fare della soggettività un egoismo ma rispettare se stessi e gli altri perché la libertà di scegliere la propria fine non arreca danno ad altri, non intacca diritti altrui ma si avvale del proprio diritto di scegliere e decidere."" Bruno LaPiccirella
AUGIAS: ""Si parla molto, anche se spesso inutilmente, di qualità della vita. Non si parla abbastanza di qualità della morte un po’ perché l’argomento è terrificante, un po’ per vecchie superstizioni e dogmi diventati con l’attuale tecnologia crudeli. Come ricorda il nostro lettore — e come ripete spesso il professor Veronesi — la tecnologia clinica è in grado di tenere in "vita" un corpo semimorto per un tempo quasi indeterminato. In una parte della lettera, che ho dovuto tagliare, il signor La-Piccirella scrive: Socrate poteva scegliere tra bere la cicuta o l’esilio. Bevve la cicuta; fu autodeterminazione. Dalla conferenza stampa tenuta da Hollande martedì scorso molti, a partire dai telegiornali italiani, hanno preso solo i (pochi) riferimenti alla piccante storia di letto. Ma il presidente francese ha fatto annunci molto importanti, anche sul tema di cui parliamo oggi. Senza mai pronunciare la parola "eutanasia" ha precisato come intende mantenere una sua promessa elettorale: una legge che «in un quadro severo» permetta a soggetti maggiorenni, malati di malattia incurabile che provochi sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, di chiedere la fine d’ogni terapia. In poche parole: "il diritto di chiudere la propria vita nella dignità". Così dovrebbero agire i responsabili di governo liberi da vincoli, preoccupati solo di alleviare il più possibile quel passo estremo verso il nulla.""
IL DEFICIT DEI DIRITTI DI LIBERTÀ, SPINA CONFICCATA NEL BUONSENSO
Michele Ainis – Corriere della sera 15/01/2014
D’accordo, la legge elettorale. D’accordissimo, la riforma della Costituzione. E poi il lavoro, le tasse, la semplificazione burocratica. E questa la nostra corona di spine. Ma c’è un’altra spina che ci ferisce il cranio, un’altra urgenza fin qui rimasta sotto un cono d’ombra, a parte qualche battibecco fra Renzi ed Alfano: la questione dei diritti civili. Eppure il lascito della Seconda Repubblica non è soltanto il debito pubblico, o il debito etico della politica verso il pubblico. Ne abbiamo ricevuto in dono anche un deficit di diritti, di libertà
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MA NESSUNO POTRÀ RESTITUIRCI GLI OGGETTI DELLE NOSTRE VITE
Chiara Saraceno - La Repubblica.it Archivio 15/01/2014
Il loro diffondersi a macchia d' olio, in tutte le città e anche in quartieri dove non si era mai visto prima un banco dei pegni, era stato uno dei segnali di quanto la crisi mordesse pure tra ceti che avevano fino allora goduto di un modesto benessere. Di fronte alla rata del mutuo in scadenza, alla revisione dell' auto non più rimandabile, ai conti di casa che non si riesce più a far stare in equilibrio, prima di indebitarsi, si intacca il piccolo tesoretto di gioielli accumulato tra regali, piccole eredità di genitori o parenti, fino all' anellino della bambina che tanto non entra più nel dito, o alla collanina del battesimo.
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PARITÀ DEI COGNOMI ITALIA SOTTO ACCUSA
Michela Marzano - La Repubblica.it Archivio 08/01/2014
Ce lo ha ricordato ieri la Corte Europea dei diritti umani: negando la possibilità a una coppia di dare alla figlia il cognome materno, l' Italia non rispetterebbe il principio di uguaglianza e discriminerebbe le donne; i genitori dovrebbero sempre avere la libertà di dare ai figli il cognome che vogliono: quello paterno, quello materno, oppure anche entrambi.
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FAMIGLIA E DIRITTI NON SONO NEMICI
Chiara Saraceno - La Repubblica.it Archivio 06/01/2014
Prima il sostegno alla famiglia e poi eventualmente, si può discutere dei diritti degli omosessuali a veder riconosciuti i propri legami di coppia e le proprie famiglie.È ormai un riflesso condizionato. Ogni volta che si parla del diritto al riconoscimento sociale e giuridico delle coppie omosessuali, chi è contrario evoca una gerarchia di priorità, quando non di mutua esclusione, tra i "diritti della famiglia" e quelli delle coppie omosessuali e delle loro famiglie, senza, peraltro, chiarire dove starebbe la contrapposizione tra l' una e l' altra cosa e perché riconoscere le coppie omosessuali indebolirebbe la possibilità di fornire sostegni alle famiglie.
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INDIA, GIUDICE ASSOLVE UNO STUPRATORE: "LA DONNA FA SESSO A SUO RISCHIO E PERICOLO"
Da Repubblica online (06/01/2014):
"I rapporti prematrimoniali sono immorali e contrari ai principi di tutte le religioni. L’uomo può promettere il matrimonio, ma se c’è il sesso e lui non mantiene la promessa
""NEW DELHI – Un giudice indiano ha sostenuto a New Delhi, nella sentenza di assoluzione di un uomo accusato di stupro dalla sua segretaria, che il sesso prematrimoniale è "immorale" e "contrario ai principi di tutte le religioni". Lo scrive oggi l’agenzia di stampa Pti.
Virender Bhat, magistrato di un tribunale d’appello della capitale, ha respinto la denuncia per stupro di una donna di 29 anni del Punjab che ha accusato il suo datore di lavoro di avere avuto ripetuti rapporti sessuali con lei dietro la promessa di sposarla.
Nel verdetto il giudice ha indicato che una donna adulta, istruita e inserita nel mondo del lavoro, che accetta di avere relazioni sessuali per una promessa di matrimonio, lo fa "a suo rischio e pericolo". Ritengo, ha aggiunto, che "ogni rapporto sessuale tra due adulti che ha come presupposto un possibile matrimonio, non diventa stupro se la promessa poi non viene mantenuta dall’uomo". "Lui – ha concluso Bhat – può decidere o no di sposarsi. Lei deve capire di essersi impegnata in un atto che non solo è immorale ma che è anche contrario ai principi di tutte le religioni. Nessuna religione al mondo autorizza i rapporti prematrimoniali".""
TUTTO E NIENTE: LE BARRICATE CHE NEGANO LE UNIONI ED I DIRITTI CIVILI
Giuliano Gasparotti – l’Huffingtonpost 06/01/2014
"I Papi possono fare tutto, meno che aprire un dibattito sul Vangelo" parola del loquace Carlo Giovanardi che, a Radio 24, commenta, raccomandando di non strumentalizzarle, le parole di Papa Francesco ai superiori generali della Chiesa pubblicate da Civiltà Cattolica "le unioni gay pongono sfide educative inedite". Che le piccole grandi rivoluzioni del nuovo pontificato non piacciano a qualcuno è cosa scontata specie da parte di chi, dal conflitto tra opposti o presunti tali, trae quasi un motivo di esistenza (o di sopravvivenza). Prima ancora della celebre frase, sempre di Papa Bergoglio, "Chi sono io per giudicare un gay?", in piena campagna elettorale, nel febbraio scorso, fu Monsignor Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, a dichiararsi favorevole al riconoscimento di diritti per le coppie gay.
IL PAESE INCIVILE: SUI DIRITTI E’ TUTTO FERMO DA DIECI ANNI
Due articoli di Paola Zanca "Il Paese incivile" e di Luca De Carolis "Così fan gli altri Europa e Usa, dove il progresso c’è" (Fatto Quotidiano 05/01/2014)
""L’unica volta che ci si era avvicinato, era riuscito perfino a portare a casa un risultato storico: con un decreto, addio per sempre alla distinzione tra figli nati dentro e fuori dal matrimonio. Ma per il governo Letta, sul tema dei diritti civili, doveva ancora arrivare la grana Renzi e i suoi "trattiamo con chi ci sta". O meglio, dopo le toppe al bilancio, a Palazzo Chigi doveva ancora capitare la sventura di trovarsi di fronte ai buchi di civiltà. Non che fosse un imprevisto: dalle unioni civili al divorzio, dalla fecondazione assistita al testamento biologico, dall’omofobia allo ius soli, quando si è trattato di assicurare la possibilità di piena realizzazione delle libertà individuali, lo Stato italiano si è dimostrato sempre più ingombrante del solito. Ecco come siamo messi, nel Paese in cui non sembra mai il momento buono per cambiare registro.
Pacs, Dico, Cus e niente più – L’accidentato percorso dei contratti tra persone che vivono stabilmente insieme si avvicina a festeggiare il suo ottavo compleanno. E oggi, alcuni parlamentari sono ancora lì a tentare di rimediare al tentativo fallito dal governo Prodi di regolamentare il settore delle unioni di fatto. In Parlamento ci sono una serie di proposte depositate, da quella dei Pd Andrea Marcucci e Luigi Man-coni, a quella di Alessia Petra-glia (Sel) fino alle proposte del Nuovo centrodestra (Giovanardi) e di Forza Italia (Alberti Casellati). Non si tratta di un riconoscimento sociale e simbolico: il patto tra conviventi serve soprattutto in momenti difficili come la malattia o la morte. Sulle varie proposte (se ne contano 8) si sta valutando l’esame congiunto in commissione al Senato. Il presidente Nitto Palma ha chiesto al Pd di "conoscere l’orientamento definitivo del gruppo". Ha risposto Giuseppe Lumia: "Da un lato va considerata l’opportunità di disciplinare la condizione delle coppie di fatto – si legge nel resoconto – dall’altro occorre valutare se vi siano le condizioni per l’estensione in favore delle coppie composte da persone dello stesso sesso". Spiega che bisogna confrontarsi con l’esecutivo. Chiarisce Lucio Barani di Gal: sui matrimoni omosessuali esiste "una maggioranza numerica in Commissione che non corrisponde a quella che sostiene attualmente l’azione di governo". Il centrodestra conferma. "La Commissione prende atto". E rimanda a fine gennaio.
Se ti lascio non ti cancello – La legge è ferma al 1970. E anche qui sono dieci anni che si cerca di portare l’intervallo obbligatorio tra separazione e divorzio da 3 anni a 1. Ma niente da fare. Ora, a Montecitorio, ci riprovano il 5 Stelle Alfonso Bonafede e la Pd Alessandra Moretti. Se ne discuterà in commissione Giustizia, sperando sia la volta buona.
La fuga delle provette – Anche la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, quest’anno ne compie dieci. In mezzo c’è un referendum (senza quorum) e una serie di sentenze della Corte Costituzionale. Adesso è la deputata Pd Michela Marzano a tentare di mettere fine al calvario di migliaia di coppie in cerca di un figlio. L’obiettivo – già sollecitato dalla Consulta – è quello di stabilire che "la regola di fondo" è "la autonomia e la responsabilità del medico, che, con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali". Sono loro, e non qualche centinaio di parlamentari, a dover stabilire il numero di impianti necessari, la tempistica, le diagnosi da fare se il problema non è l’infertilità ma una malattia genetica. Visto che in Italia non si può, solo nel 2011 sono 4 mila le coppie fuggite all’estero. Rosetta e Walter hanno scelto di restare qui a combattere contro una legge ingiusta. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato lo Stato italiano a risarcirli per danni morali.
Il testamento di Marino – Ci vorrà – ahinoi – un altro caso Englaro o un altro Welby per rimettersi a parlare di fine vita e di testamento biologico. Il documento del comitato nazionale di bioetica porta di nuovo la data di dieci anni fa, il 2003. Già allora di parlava di Dat, la dichiarazione anticipata di trattamento. Ma al Senato la proposta che porta la firma di Ignazio Marino (nel frattempo diventato sindaco di Roma) è ancora lì che si dimena tra i pareri delle commissioni.
La cicogna non parla straniero – Tutto fermo anche in materia di cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia. Gli autorevolissimi appelli – da Napolitano in giù – sono rimasti nei cassetti. Ci sono una quindicina di proposte depositate in commissione, compresa quella del Cinque Stelle Giorgio Sorial: prevede uno ius soli temperato, dove la cittadinanza si acquista se si è nati da almeno un genitore straniero residente legalmente in Italia da non meno di tre anni. Per Grillo però una legge del genere non può non passare da un referendum popolare: "Una decisione che può cambiare nel tempo la geografia del Paese – ha detto a maggio – non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari e di politici in campagna elettorale permanente".
L’articolo di Luca De Carolis "Così fan gli altri. Europa e Usa, dove il progresso c’è"
Dalla Francia dei Pacs alla Spagna dove i matrimoni gay sono legali da otto anni. È l’Europa dei diritti, quelli che in Italia sono ancora un miraggio. Lontanissimo, anche guardando le norme "conquistate" negli Stati Uniti.
FRANCIA – È il paese dei Pacs, patti civili di solidarietà, istituiti con una legge del 1999. Il patto è un contratto che regola la convivenza tra due persone, anche dello stesso sesso. Prevede molte tutele: dai giorni di congedo dal lavoro in caso di malattia o morte del convivente, alla pensione di reversibilità e al diritto di lasciare eredità al partner. I conviventi devono impegnarsi a una vita in comune e garantirsi reciproco aiuto materiale. Il patto non dà diritto all’adozione, possibile invece per i single. La legge francese regola anche la convivenza, ma con diritti molto più limitati rispetto ai Pacs. Nell’aprile scorso, l’Assemblea nazionale ha dato il via libera ai matrimoni gay, tra le proteste di associazioni cattoliche ed estrema destra. Alcuni sindaci hanno fatto ricorso alla Consulta, che l’ha respinto: nessun primo cittadino può rifiutarsi di celebrare matrimoni omosessuali. Divorzio: se la separazione è consensuale, per ottenerlo bastano dai 3 ai 9 mesi. Immigrazione: il sistema francese prevede due tipi principali di permesso di soggiorno. Il primo, temporaneo, dura un anno; il secondo, decennale e rinnovabile, può essere richiesto da chi abbia la residenza da almeno 5 anni e abbia sottoscritto il contratto di accoglienza e integrazione, che prevede corsi di lingua e di formazione civica. Chi chiede il ricongiungimento familiare deve avere risorse pari almeno al salario minimo garantito e deve dimostrare il legame di parentela con il test sul dna.
GERMANIA – In Germania le unioni civili sono previste solo per persone dello stesso sesso, tramite la "convivenza registrata", istituita nel 2001. Prevede grande parte dei diritti previsti dal matrimonio, tra cui la possibilità di scegliere lo stesso cognome del coniuge, il diritto alla pensione di reversibilità e alla successione ereditaria, il permesso di immigrazione per il partner straniero. Non è concessa l’adozione congiunta, ma si possono adottare i figli del convivente. Dopo un anno di separazione, scatta automaticamente il divorzio. In luglio la Germania ha semplificato le norme per l’immigrazione di lavoratori qualificati, di cui ha gran bisogno, velocizzando le procedure per i visti. Ma non si è mai dotata di un meccanismo per regolarizzare la posizione di gran parte degli immigrati. Ottenere la cittadinanza rimane difficile.
SPAGNA – È uno dei paesi più cattolici del mondo, eppure nel 2005 ha legalizzato i matrimoni gay, con una modifica al codice civile. In Spagna si possono celebrare anche matrimoni omosessuali tra stranieri, a patto che almeno uno dei due futuri coniugi abbia ottenuto la residenza nel paese. Undici regioni su 17 riconoscono le coppie di fatto. La prima è stata la Catalogna, nel 1998, con una legge che prevede la responsabilità solidale per le spese domestiche e per alcuni debiti. Per il divorzio consensuale bastano dai 2 ai 4 mesi. È allo studio una legge per consentire di sbrigare tutto davanti a un notaio. Immigrazione: sono previsti permessi di permanenza temporanea fino a 90 giorni. Può richiedere di rimanere a tempo indeterminato chi soggiorni nel paese da almeno 5 anni. Non è indispensabile ottenere il permesso di soggiorno prima di cominciare a svolgere un’attività lavorativa.
STATI UNITI – L’istituto del matrimonio è regolato in via autonoma da ciascuno Stato. Nel complesso, sono 18 gli stati americani che consentono i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Il primo, nel 2004, è stato il Massachusetts. In molti altri stati i matrimoni omosessuali sono espressamente vietati. Alcuni di questi prevedono le unioni civili. Le adozioni da parte di coppie omosessuali sono consentite in dieci Stati. Nello scorso giugno, la Corte Suprema ha stabilito che i matrimoni omosessuali (contratti dove sono permessi) hanno valore legale in tutti gli Usa. Nel paese con il più alto tasso di divorzi del mondo, ci si può separare in tempi brevi. Ma anche in questo caso le norme variano da Stato a Stato. Immigrazione: negli Stati Uniti vige il principio dello ius soli. Chiunque nasca sul suolo americano acquisisce la cittadinanza, automatica anche per chi è nato all’estero ma da almeno un genitore cittadino statunitense. Il miraggio di molti stranieri è la green card, permesso di lavoro che di fatto dà anche la residenza.
UNIONI CIVILI: CUPERLO, BENE ACCELERARE. DIRITTI E NON TEMI ETICI
AGI.it – 04/01/2013
Gianni Cuperlo e' favorevole a un'accelerazione sulle unioni civili che sono, ha chiarito, una questione di diritti e non etica. "Non mi pare stupefacente la reazione del centrodestra sul capitolo delle unioni civili. Mi sarei stupito di piu' se Alfano avesse detto: 'Era ora, avanti fino alla meta: diritti e doveri riconosciuti per le coppie gay. Facciamo fare all'Italia il balzo di civilta' che si merita'", ha scritto il presidente dell'assemblea nazionale del Pd su Facebook. "Ma al netto della loro posizione, l'importante e' capire se il Parlamento, questo Parlamento, ha i numeri e la volonta' di legiferare su una materia che solo l'assenza di buon senso puo' continuare a confinare nel campo dell'eticamente sensibile", ha sottolineato. "Qui parliamo di diritti di cittadinanza, non di questioni di coscienza. A meno che non ci siano questioni di coscienza su un diritto di cittadinanza, il che dovrebbe far riflettere non poco sul grado di maturita' della nostra convivenza civile", ha spiegato Cuperlo. "Penso che si debba accelerare l'iter di una buona legge dentro le Camere. Tanto piu' che non sarebbe la prima volta che, su tematiche simili, l'azione del legislatore si muove in parallelo alle maggioranze contingenti di governo.
Come si dice? Volere e' potere", ha concluso.
CHIESA CATTOLICA E SETTE FONDAMENTALISTE CONTRO L’OBAMACARE
Furio Colombo risponde ai lettori (Fatto Quotidiano 3.1.14)
""CARO COLOMBO, per la prima volta un presidente americano si trova contro la potente chiesa cattolica del suo Paese, più tutte le sette fondamentaliste. Se la caverà? Marcello
PROBABILMENTE non sarà la politica internazionale, pur in uno dei suoi momenti peggiori (cinque gravi conflitti in Africa, l’Afghanistan che non se ne va, il Medio Oriente che resta esplosivo e alcuni Paesi dell’ex impero sovietico che non promettono nulla di buono) a rendere difficile, fino all’estremo, la vita e le decisioni di Barack Obama. Sarà la Chiesa cattolica, che ha unito le sue forze alle chiese e ai culti fondamentalisti (compresi i culti che in passato hanno organizzato l’uccisione seriale di medici ginecologi che praticavano aborti) contro una parte dell’Obama Care, ovvero la legge che prevede assistenza sanitaria garantita a tutti gli americani. Il fatto è che la Costituzione americana impone l’uguaglianza, e l’uguaglianza vuole che la legge sia uguale per tutti. Dunque una legge americana sulla salute non potrebbe escludere assistenza medica per i contraccettivi e per la libera decisione delle donne sulla procreazione. I vescovi, in una lettera di fine anno (e di finti auguri) al presidente, gli hanno detto che una simile libertà ed eguaglianza della legge non si può accettare. Esempio: un imprenditore cattolico, per rispetto alla sua fede, non potrà mai offrire assistenza sanitaria completa ai suoi dipendenti, e se obbligato dalla legge, non gli resterà che l’opzione di bloccare l’intero pacchetto dell’assistenza sanitaria in omaggio ai vescovi (fatto vistosamente assurdo per non cattolici, non fondamentalisti e non membri di sette religiose oltranziste). Si svela così una ragione, forse la più importante, che ha indotto altri presidenti americani (vedi il caso di Clinton) a non insistere sul progetto di riforma sanitaria. Alla fine del tunnel, quando credi di aver superato le mille trappole politiche e finanziarie del potente mondo delle assicurazioni, ti trovi di fronte l’ultimatum della Chiesa cattolica, che certo può esercitare un peso politico notevole. E comincia a farlo con un clamoroso ultimatum. Ecco dunque che il presidente più laico degli Stati Uniti (è entrato in una chiesa solo 18 volte dalla sua elezione, contro le 320 di George W. Bush, quando non era impegnato a dichiarare guerre) si trova faccia a faccia con l’alternativa di piegare una legge alla religione, come in certi Paesi del mondo islamico, oppure dividere duramente il suo Paese e – soprattutto – esporsi al rischio di perdere voti al Congresso. Il punto che stupisce i non credenti non è l’affermazione legittima del proprio credo da parte di una chiesa. Ma la pretesa di imporre quel credo, attraverso l’amputazione o abolizione di una legge che però non obbliga nessuno a usare contraccettivi o ad abortire. Al contrario sancisce diritti uguali per tutti, inclusa la libertà di rinuncia all’uso dei quei diritti. Su questo vuoto pauroso di ragione resta aperto e inconcluso il discorso con il più aperto e il più nuovo dei papi. Può/deve un governo imporre a tutti ciò che vuole un gruppo religioso, invece di lasciare liberi tutti (con gli strumenti adeguati) di seguire i consigli del proprio medico senza l’incubo delle assicurazioni private?""
I DIRITTI IGNORATI DEI MIGRANTI
Chiara Saraceno – La Repubblica.it Archivio 27/12/2013
Miracolo natalizio.
Ciò che non è stato possibile per mesi, è diventato possibile nel giro di ventiquattr'ore. Tutte le persone trattenute nel centro di prima accoglienza di Lampedusa, salvo, assurdamente, i diciassette sopravvissuti al naufragio di ottobre, sono state trasferite in altri centri sulla terra ferma.
Non erano bastate le foto dei materassi gettati per terra, i resoconti giornalistici di povera gente, inclusi molti sopravvissuti del naufragio di ottobre, ammassata in condizioni disumane. La commozione dei politici nel giorno dei funerali era servita solo per consentire loro un'ennesima passerella sui telegiornali. Poi l'attenzione dei politici e dei responsabili si è spostata altrove.
TRA LE DONNE DI TEHERAN CHE SFIDANO GLI AYATOLLAH
Adriano Sofri - La Repubblica 23/12/2013
TEHERAN-SONO partito per l’Iran dopo aver sentito Lucio Caracciolo, dunque affidabilmente, riferire di un’indagine secondo cui i Paesi del mondo più americanizzanti sono l’Iran e il Vietnam. Notizia che vale quanto un Bignami di storia contemporanea.
SU UN cambiamento nel regime e nella posizione internazionale dell’Iran la politica estera guidata da Emma Bonino ha puntato la sua posta più impegnativa, a ridosso delle decisioni sulla catastrofe siriana. Gli sviluppi, preparati segretamente da tempo, hanno mostrato come questa carta pesi per un vasto schieramento internazionale e specialmente per Obama. E anche come sia insidiata dentro e fuori. Negli Stati Uniti, l’opposizione è forte e rumorosa. In Iran, dove la grottesca bancarotta dei mandati di Ahmadinejad ha fatto terra bruciata, il partito dei duri ha dovuto rassegnarsi a un ricambio che si augura provvisorio.
Ancora una volta, si può dubitare che la partita si giochi tutta all’interno del regime, tra la sua ala più fanatica e superstiziosa e quella più aperta, e i diversi interessi che rappresentano. La linea era stata: se hanno fame, mangino nucleare e preghiere. Le sanzioni hanno arricchito i profittatori; i protagonisti del ricambio promettono di dare respiro a produzione e commerci.
Della dilapidazione di Ahmadinejad si parla con vergogna, come di una lunga ubriachezza molesta. Ma al centro del cambiamento sta una doppia questione anagrafica: i giovani e le donne. Gli iraniani sono più di 76 milioni, l’età media è di 27 anni, contro i quasi 44 dell’Italia. Persone che non hanno conosciuto il regime dello scià, la rivoluzione khomeinista, gli otto anni di guerra con l’Iraq. Le donne subiscono costrizioni mortificanti: nell’abbigliamento, nelle separazioni in scuole, mezzi di trasporto, avvenimenti pubblici. Perfino la demagogia stracciona di Ahmadinejad promise di ammetterle come spettatrici negli stadi: è appena venuto il Milan, e nemmeno le signore italiane di Teheran sono potute entrare. Allo stesso tempo, le ragazze sono maggioranza e si distinguono negli studi e nell’insegnamento, guidano l’auto, taxi compresi, altrettanto spietatamente dei maschi (titolo di un thriller necessario: "Attraversare la strada a Teheran"), hanno avuto e avranno una parte di protagoniste nelle ribellioni, come quella bella e generosa del 2009 che anticipò da lontano le primavere arabe e poi ha lavorato in modo sotterraneo per arrivare all’esito attuale. (I persiani, come si sa, non sono arabi).
Una nuvola copre l’Iran, bieca come la cappa di smog in cui l’aereo entra per atterrare a Teheran, ed è la questione di genere e più peculiarmente sessuale. Il fanatismo dei duri del regime, e lo stesso populismo plebeista (e negazionista) che ha egemonizzato così a lungo il governo, ha il suo nocciolo nella sessuofobia e nella paura che le donne evadano dalle loro galere portatili. Nel 1988 la guerra finì, ma le spedizioni punitive contro capelli e gonne no. Un giorno sarà istruttivo confrontare il populismo plebeista che vuole tenere le donne chiuse dentro un sudario nero col populismo ricchista, diciamo così, che va pazzo per gli spogliarelli.
L’apertura internazionale appena inaugurata grazie alla rottura del tabù, vero o recitato, sul nucleare (tabù vero dovrebbe essere,
e universale), costringe a confrontare l’Iran, per la condizione femminile come per il sostegno al terrorismo islamista, con l’alleato incrollabile, e il più scandalizzato, più di Israele, dal paventato "cedimento": l’Arabia Saudita. La Siria è diventata il terreno martoriato del loro cimento, per interposta barbarie alauita e terrorismo sunnita. E’ evidente quale enorme sconvolgimento geopolitico porterebbe il disgelo iraniano, fino a Cina e Russia, che sull’Iran incattivito e rintanato fanno fior di affari economici e politici. E’ altrettanto evidente come si tratti, da parte dei suoi attori, di una scommessa ad alto rischio: con la parziale rassicurazione che lasciare che le cose vadano come vanno garantisce disastri.
In questa scommessa il governo italiano, e personalmente Emma Bonino, si sono impegnati con una risolutezza inaspettata e ancora, in Italia, poco percepita, tanta era l’assuefazione alla rinuncia a una politica estera — cioè a una politica. La posizione di Bonino sull’eventualità dell’intervento in Siria all’indomani della strage che poteva sembrare estemporanea e contraddittoria con la stessa antica campagna dei radicali (non soli: anche di un Wojtyla, per esempio) per il cosiddetto diritto-dovere di ingerenza. In realtà l’intervento in Siria era stato reso pressoché impraticabile dalla lunga viltà con cui si era abbandonata una popolazione alla repressione feroce della dittatura prima, e poi all’irruzione di un’internazionale
del terrore. Appellandosi prima al suo collega russo, Lavrov —
che nei fatti avvenne, a metà fra intelligente e furbo, ed esonerò Obama da una promessa solenne che non vedeva l’ora di mancare — poi alla partecipazione iraniana, Bonino aveva maneggiato un’emergenza drammatica (arrivò ad alludere a una Terza guerra mondia-le, e, credo, fece male) per imboccare una strada dotata, una volta tanto, di un orizzonte. Quella strada è diventata, o si è rivelata, comune alla presidenza americana e a una parte consistente benché sconclusionata dell’Unione Europea. Bonino contava su alcuni atout,punti forti: è insospettabile di pregiudizi anti-israeliani, e caso mai sospettata del contrario. Si è procurata una conoscenza non libresca dei paesi arabi e del vicino oriente. E, ciò che mi pare più contare, è una donna.
Ieri, aprendo la conferenza stampa accanto al collega iraniano Zarif, pieno quanto a lui di buonumore e accoglienza, si è congratulata per la ressa di telecamere, fotografi e giornalisti: «Vedo con particolare piacere tante giornaliste iraniane e mi rallegro con la loro intelligenza, franchezza e professionalità ». Mi sono voltato a guardare le tante giornaliste iraniane, molto giovani quasi tutte, e ne ho vista una dal viso che rimaneva serio serio, ma solo perché stava ancora aspettando che si completasse la traduzione, per aprirsi poi in un sorriso infantilmente felice, come per un regalo. Sono contento di stampare qui quel sorriso, perché non passi inosservato e inadempiuto. E anche di registrare, in una conferenza stampa distesa quanto vaga, che voleva essenzialmente trasmettere una decisione di reciproca cordialità e ospitalità, la risposta di Bonino sul piazzamento dell’Italia nella gara agli affari (c’è molto da scavare, in questo Iran ibernato dal suo regime, per archeologi e petrolieri, e archeologipetrolieri) che si aprirebbe, si è aperta già, ai primi scricchiolii del disgelo: che vinca il migliore.
Iraniani fiduciosi e preoccupati dicono che se la delusione seguita al fallimento di Khatami si ripetesse oggi col pragmatico Rouhani, la mortificazione della gente sarebbe irreparabile. La popolazione sarebbe disperata se dipendesse dall’insipienza o dal tradimento dei nuovi governanti ed esasperata, e capace di incendiare le piazze, se dipendesse da colpi di coda dei vecchi. Purché non dipenda da insipienza e colpi di mano del resto del mo
UGANDA: PASSA LEGGE ANTI-GAY, ERGASTOLO AGLI OMOSESSUALI "RECIDIVI"
R.it Esteri 20/12/2013
Fermo in Parlamento dal 2010, soprattutto per la minaccia Usa di un taglio agli aiuti, il provvedimento è infine passato. Rimossa dal testo la pena capitale. Il legislatore giustificò il disegno di legge con la "minaccia" dei gay occidentali per i bambini ugandesi. L'ultimo ostacolo è la firma del presidente Museveni. L'Ue: "Attacco ai diritti umani".
"L'ORGOGLIO E I PREGIUDIZI": COMUNICARE SENZA DISCRIMINARE OMOSESSUALI E TRANSESSUALI
Pasquale Quaranta - R.it Cronaca 13/12/2013
Pubblicate le linee guida del ministero per le Pari Opportunità rivolte ai giornalisti per informare senza stereotipi.
ROMA – Gay e media: comunicare senza discriminare. Per la prima volta il ministero per le Pari Opportunità pubblica le linee guida rivolte ai giornalisti per informare senza stereotipi sul vissuto delle persone omosessuali e transessuali. Una sorta di "Carta arcobaleno" in cui si invocano correttezza, professionalità e competenza, frutto del lavoro dell’agenzia di stampa Redattore Sociale d’intesa con l’Ordine dei giornalisti e la Federazione nazionale della Stampa.
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DIRITTI CIVILI. UN TEMA DIMENTICATO
Vladimiro Zagrebelky – La Stampa 17/12/2013
Da diverso tempo ormai i temi sociali su cui è lecito avere posizioni diverse, tanto più se hanno risvolti di natura etica, sono stati cancellati dall’agenda politica. Così è stato per i diritti civili; tanto più fermamente quanto meno vasti sono i gruppi che li rivendicano. La generale difficoltà delle istituzioni politiche a prender decisioni ha trovato in materia di diritti civili un espediente linguistico per giustificarsi. Si tratta – si dice di temi "divisivi". E poiché è bello e necessario essere uniti, ecco che va messo a tacere chi insiste nel riproporli.
La complessa e costosa architettura di istituzioni politiche servirebbe dunque per "decidere" quel che, essendo ovvio oppure necessario, non richiede o non tollera discussioni. Saranno eventualmente i giudici a occuparsi dei problemi, salve le rituali successive polemiche. Dai programmi e dall’azione del governo Monti e di quello attuale Letta sono infatti scomparse le questioni che riguardano i diritti civili.
Si è creduto così di poter mettere la sordina a problemi fastidiosi. Ma i problemi sono ancora lì, ineludibili e tali anche da mettere l’Italia in cattiva luce in Europa. Non basta l’apprezzamento di Putin, che per mandar bambini russi in adozione, preferisce l’Italia al resto del mondo.
La paralisi politica ha riguardato anche e specificamente il Pd, bloccato sia dal difficile dialogo con i partiti alleati, sia dalle divergenze e dalle interdizioni interne. Va dunque apprezzato che finalmente il nuovo segretario Renzi abbia rotto il silenzio e abbia messo tra le urgenze anche alcuni temi di diritti civili. Lo ha fatto, come l’occasione permetteva, in modo generico. Ma lo ha fatto. E ha indicato le questioni della legge Bossi-Fini (trattamento dei migranti), dello ius soli (acquisizione della cittadinanza italiana), delle unioni civili (etero e omosessuali). Ve ne sono anche altre di varia natura: di ampio respiro come quella della legge sulla libertà religiosa che ancora dopo tanti anni non c’è, oppure di più ristretto impatto, come l’eliminazione delle assurde limitazioni che la legge pone ai modi di maternità medicalmente assistita. Per non tornare a dire che urge la cessazione della grave violazione dei diritti civili di tante persone, per il sovraffollamento delle carceri.
Naturalmente le difficoltà restano tutte e l’indicazione di alcuni temi da affrontare apre, non risolve, il discorso. Il recente richiamo di Renzi alla necessità di riforma della giustizia (anche penale) merita lo stesso avvertimento, affinché la genericità dell’impegno non si traduca poi in frustrazione. Occorre cioè ora unire l’intenzione di intervenire con l’elaborazione non improvvisata di soluzioni nel merito e nel metodo. Anche nel metodo perché le riforme in simili materie richiedono coinvolgimento e discussione, a partire però da premesse fondamentali. In tema di diritti e libertà civili non vale il principio di maggioranza, poiché i diritti delle minoranze e dei singoli sono intangibili. E meno la legge vincola e restringe meglio è, perché lascia spazio alla libertà, all’autodeterminazione, alla dignità delle persone.
La prima operazione da fare è di definizione delle questioni e di depurazione linguistica. L’espressione ius soli è divenuta sinonimo di migliaia di extra-comunitari che toccando terra a Lampedusa diventano cittadini italiani. Non è questo naturalmente, ma va spiegato. Si tratta semplicemente, più di quanto già non avvenga, di ammettere che lo straniero nato in Italia o arrivatovi giovanissimo acquisisca la cittadinanza se dimostra segni sufficienti d’integrazione sociale. La conoscenza della lingua italiana, la scuola frequentata in Italia sono condizioni importanti.
E quando Renzi dice che va riformata la legge Bossi-Fini, deve precisare che cosa vuole eliminare e cosa cambiare, per regolare l’irresistibile fenomeno dell’immigrazione verso l’Europa. Il discorso non si può limitare alla pur necessaria abolizione del reato di "clandestinità", che trasforma in criminale chi è irregolarmente sul territorio. V’è poi l’indilazionabile questione delle unioni civili. In Europa ne sono state adottate varie, diversamente regolate; recentemente Spagna e Francia hanno ammesso matrimoni omosessuali. E con la libera circolazione nell’area dell’Unione europea le frontiere nazionali non sono più impermeabili. La forma matrimoniale però non è l’unica possibile; ma se si sceglie ora di riconoscere le unioni civili, non si possono discriminare le coppie secondo l’orientamento sessuale. Le forme di famiglia si sono articolate riducendo quella matrimoniale a essere una tra tante, non più l’unica. Basta guardare oggettivamente ai numeri: quelli delle coppie che convivono ed hanno figli senza pensare a sposarsi; quelli dei bambini che nascono fuori dei matrimoni; quelli dei divorzi. E le tante coppie stabili omosessuali. L’evoluzione sociale che ha condotto all’attuale realtà, non può essere imbrigliata negli schemi che vengono dal passato. E’ frutto di un equivoco, di un abuso linguistico la pretesa che solo il matrimonio di un uomo con una donna sia "naturale" e quindi rispettoso della Costituzione, che riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Abuso linguistico, perché nulla consente di fissare per sempre una nozione di famiglia piuttosto che un’altra. Non sono solo la Corte costituzionale e la Corte europea dei diritti dell’uomo a dire che le convivenze stabili, non matrimoniali, sono formazioni sociali che vanno protette e rispettate. Nel corso dei lavori dell’Assemblea costituente, la questione che si poneva era quella di riparare la realtà sociale della famiglia da eccessive pretese di regolamentazione e interferenza da parte dello Stato. Non c’era l’intenzione di fissare una volta per sempre un modello, un tipo di famiglia. Aldo Moro disse così: "pur essendo molto caro ai democristiani il concetto di vincolo sacramentale nella famiglia, questo non impedisce di raffigurare anche una famiglia, comunque costituita, come una società che, presentando determinati caratteri di stabilità e di funzionalità umana, possa inserirsi nella vita sociale. Mettendo da parte il vincolo sacramentale, si può raffigurare la famiglia nella sua struttura come una società complessa non soltanto di interessi e di affetti, ma soprattutto dotata di una propria consistenza che trascende i vincoli che possono solo temporaneamente tenere unite due persone". Quale duttilità e disponibilità rispetto all’evolversi delle pratiche sociali! Quale lezione per chi ora pretende di imporre le sue concezioni "non negoziabili"! Renzi ha riproposto la questione dei diritti civili. Con apertura alla società, tolleranza e rispetto per gli altri, senza paura, è possibile trovare.
I DIRITTI CHE LO STATO DEVE RESTITUIRE
Stefano Rodotà – La Repubblica.it Archivio 13/12/2013
SAPEVAMO che la povertà si estendeva, che dilagavano le diseguaglianze, che la percentuale della fiducia dei cittadini nelle istituzioni era precipitata al 2%. Eppure questi dati venivano considerati come pure registrazioni statistiche. Valutate alla stregua di variazioni di sondaggi e non come lo specchio di una situazione reale che rivelava quanto la coesione sociale fosse a rischio. Ora quel momentoè arrivato,e bisogna chiedersi come una situazione così difficile possa essere governata democraticamente.
INDIA, SEI GAY? RISCHI 10 ANNI DI GALERA
L’Unità 11/12/2013
Doccia fredda in India per i diritti civili. Se nel 2009 la storica sentenza dell'Alta Corte di New Delhi aveva depenalizzato i rapporti omosessuali tra adulti consenzienti, ora la Corte Suprema ha annullato quell'atto, ricacciando gli attivisti gay nell'illegalità.
Per anni hanno chiesto al Parlamento – proprio sulla scorta della prima sentenza – di legiferare, abbandonando le norme ottocentesche in vigore dall'epoca colonialista che definivano nella sezione 377 l'omosessualità un comportamento «contro natura» punibile con una multa e la detenzione fino a 10 anni.
LA FAMIGLIA, AL SINGOLARE
Francesco Bilotta – Italia laica 11/12/2013
Qualche giorno fa, ho incontrato una Collega. Lei un’avvocata, sposata con un figlio, ha deciso, d’accordo con il marito, di adottare un bambino per dare una vita serena a chi, appena venuto al mondo, è stato subito abbandonato a se stesso.
La strada più semplice (si fa per dire), l’adozione internazionale. Talmente semplice da diventare un’estenuante odissea. Mi racconta di visite di tutti i tipi, test medici e psicologici, in Italia e in Russia e la necessità di tanto denaro. Una trafila che scoraggerebbe chiunque. Mi parla e non mi guarda. Pensavo che il suo sguardo esprimesse imbarazzo e stanchezza. Solo ora mi avvedo che davanti ai suoi occhi c’era il viso di quel bambino che vive a 500 chilometri da Mosca e che un giorno l’ha scelta come nuova mamma. «Che senso ha battersi per i diritti degli altri quando i tuoi non riesci a difenderli da tanta burocrazia?». L’ha detto come pensando ad alta voce ed è stato come uno schiaffo in pieno volto. In quel momento sono rimasto senza parole. Ora a mente fredda provo a rispondere.
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10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI
www.today.it 10/12/2013
Il 10 dicembre è la giornata per celebrare la dichiarazione universale dei Diritti Umani, approvata nel 1948. Storia di un 'codice etico' di fondamentale importanza
Sull'onda delle atrocità commesse durante la secondo guerra mondiale, gli alleati riuniti in una delle prime assemblee delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, approvarono la Dichiarazione universale dei Diritti Umani. Un momento storico: il documento sarà poi alla base dell'Onu insieme al suo stesso Statuto del 1945.
Un codice etico di importanza storica fondamentale: è stato infatti il primo documento a sancire universalmente i diritti che spettano alle donne e agli uomini in quanto tali. La dichiarazione è frutto di un'elaborazione filosofica e giuridica centenaria, che parte dai primi principi etici classico-europei e arriva fino al Bill of Rights (1689), alla Dichiarazione d'Indipendenza statunitense (4 luglio 1776), ma soprattutto la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino stesa nel 1789 durante la Rivoluzione Francese, i cui elementi di fondo (i diritti civili e politici dell'individuo) sono confluiti in larga misura in questa carta. Importante fu anche l'influenza che ebbero i Quattordici punti (del presidente Woodrow Wilson, 1918) e i pilastri delle Quattro libertà enunciati da Franklin Delano Roosevelt nella Carta Atlantica del 1941.
In questo documento sono racchiuse molte delle conquiste civili della seconda metà del XX secolo. Come si legge nel primo articolo del testo, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sancisce infatti che "tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza". Per questa ragione ogni 10 dicembre si celebra la giornata internazionale dei Diritti dell'Uomo, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La Convenzione Europea dei diritti umani e delle libertà fondamentali (Cedu), adottata dal Consiglio d’Europa e firmato a Roma il 4 novembre 1950 di è ispirata a questo documento e può definirsi la forma più completa di protezione dei diritti umani, in quanto legalmente vincolante a differenza della DUDU. Nel 1959 si è anche dato vita alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha sede a Strasburgo e ha come obiettivo principale il rispetto dei diritti sanciti dalla stessa Cedu.
La Giornata dei Diritti Umani è invece stata istituita il 4 dicembre 1950, quando, durante il 317º meeting globale dell’ONU, venne promulgata la risoluzione 423(V) che invitava tutti gli stati membri e tutte le organizzazione concernenti a celebrarla nella maniera a loro più consona. Da allora la ricorrenza costituisce uno degli eventi di punta nel calendario del quartier generale delle Nazioni Unite a New York. Lo scopo è di educare e sensibilizzare tutti al rispetto della dignità umana e a ricordare i passi compiuti dalla società verso il rispetto di tutti, contro la schiavitù e la soppressione dei diritti individuali.
Alcuni anni fa, a seguito della sempre maggior importanza acquisita dalla Giornata Mondiale per i Diritti Umani, persone, gruppi e organizzazioni hanno iniziato a chiedere che la giornata venisse estesa anche agli animali e così, dal 2007, il 10 dicembre è divenuta Giornata Mondiale dei Diritti Umani e Giornata Internazionale per i Diritti degli Animali. Un’opportunità per ricordare alla società che la libertà, la giustizia e il rispetto sono valori fondamentali per ogni singolo individuo, a prescindere dalla razza, il genere, la posizione sociale o la specie.
SIAMO LIBERI, MA NON PADRONI DELLA VITA
Claudio Magris – Italia Laica dal Corriere della sera 8/12/2013
Qualche settimana fa, due carabinieri hanno salvato in extremis un uomo che stava per suicidarsi e si era gettato nel vuoto con una corda al collo. Il fulmineo intervento è un’ulteriore decorazione sul medagliere dell’Arma, perché non è cosa da poco salvare una vita. In questo caso estremo non viene certo in mente alcun dubbio su quell’intervento così pronto. Ma fino a quando, fino a dove è lecito o giusto salvare la vita di qualcuno che vuole rifiutarla, rinunciarvi, fuggirla perché non la regge più? Se i carabinieri avessero fermato qualcuno mentre si recava in Svizzera o in altro posto per porre fine ai suoi giorni con un suicidio assistito, ciò sarebbe stato verosimilmente contestato come una violazione della libertà, una dogmatica costrizione a vivere imposta a chi non se ne sente più in grado, schiacciato e tormentato da un peso o da un dolore insopportabile.
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STAMINALI, ASCOLTATE I NOSTRI RICERCATORI
Carlo Flamigni – l’Unità 28/11/2013
I malati e i parenti dei malati che protestano davanti ai palazzi del potere perché esigono (non chiedono, esigono) di poter utilizzare cure sperimentali sono, in ultima analisi, le stesse persone che esigevano di aver accesso alle cure antitumorali di un medico di Modena. Quel medico che proponeva loro e che oggi sappiamo essere del tutto prive di effetti terapeutici. Queste persone chiedono che sia lo Stato a farsi carico di queste terapie, il che significa che esiste, a questo proposito, un coinvolgimento collettivo: se non fosse così, credo che non interverrei sul merito del problema. Queste persone sono certe di essere nel giusto e di chiedere cose che hanno il diritto di ottenere. Sono in buona fede e hanno tutti i motivi del mondo per battersi per le proprie ragioni.
Credo che sia giusto discutere con loro i motivi che inducono molti di noi a ritenere che siano invece nel torto, con la premessa che il verbo discutere implica il dovere di entrambe le parti di ascoltare (non fingere di ascoltare) l'altra, disponibili sempre a considerare con grande attenzione le sue ragioni e anche (soprattutto) a cambiare idea. Debbo cominciare con una premessa, banale, ma necessaria: la medicina non è una scienza e non possiede verità assolute, è invece una disciplina empirica che vive sui consensi. I medici si confrontano continuamente con una serie di perplessità, molte delle quali prospettano soluzioni multiple e pertanto hanno bisogno di una selezione razionale: è utile un certo farmaco? Quando si deve considerare irreversibile uno stato comatoso? Quando considerare terminato uno studio sperimentale? Qual è la miglior definizione di un certo evento biologico? In questi casi è prassi affidare la soluzione del problema alle persone considerate più esperte e competenti, le quali decidono tenendo conto di alcune regole considerate adatte a quel particolare dilemma e scelte sulla base del principio di razionalità.
Tutti i medici sono consapevoli del fatto che un consenso comincia a morire dal momento stesso in cui è stato formulato: nuove conoscenze, migliori interpretazioni delle conoscenze in nostro possesso, ci costringeranno in tempi più o meno brevi a modificare la maggior parte dei consensi, qualche volta in modo clamoroso, qualche volta in modo impercettibile. Ma fino a quando il nuovo consenso non verrà formulato, l'esistente è la nostra verità, l'unica alla quale possiamo ispirare le nostre scelte. Perché, questo è un altro problema fondamentale, il percorso del medico non è illuminato da una luce che arriva dall'alto e, quando va bene, tutto dipende dalla fiaccola che gli hanno messo in mano quando ha iniziato il suo cammino.
I consensi non servono solo per stabilire se un determinato farmaco è utile o se invece i suoi effetti collaterali sono, superiori a quelli ritenuti terapeutici, hanno anche altre finalità: ad esempio regolano la significatività delle esperienze e stabiliscono, solo per fare un esempio, che nessuna sperimentazione ha valore se non viene confermata, elencano le modalità necessarie per considerare utile e onesto uno studio clinico e via dicendo. Non accettare questa serie di regole è, ancor prima che stupido, disonesto: è disonesto affermare che la cosiddetta pillola del giorno dopo è embrionicida, perché l'Organizzazione Mondiale della Sanità, basandosi sui consensi dei suoi ricercatori, ha detto che non è così; è disonesto affermare che la gravidanza comincia dal concepimento, perché la stessa organizzazione ha stabilito che l'inizio della gestazione coincide con l'impianto dell'embrione in utero; è disonesto (ma anche molto stupido) affermare che i maschi della nostra specie diventano sterili perché le femmine della nostra specie prendono la pillola e poi riversano tonnellate di questi potenti ormoni nell'ambiente (insomma, fanno la pipi nei prati) e lo inquinano.
Bisognerebbe tener conto di queste regole (e anche del fatto che una medicina senza regole certe si preannuncia come un vero disastro) quando si ragiona sulle medicine alternative, un'analisi che dovrebbe richiedere maggiore attenzione da entrambe le parti: perché è vero che alcune di queste medicine non riescono a dare alcuna prova della propria efficacia, ma è anche vero che alcune di esse (ad esempio le fitoterapie) ce le siamo dimenticate noi, posso stilare un elenco di molte pagine citando erbe che potrebbero avere capacità terapeutiche e che non sono mai state sperimentate.
Ma lasciatemi dire alcune cose anche sulle cellule staminali: in questo Paese (e non accade purtroppo per tutti i possibili temi di ricerca) abbiano la fortuna di avere alcuni esperti considerati con grande rispetto da tutti gli scienziati del mondo. Ebbene questi esperti concordano nel dichiarare che non esistono prove dell'efficacia delle cellule Staminali nella cura di alcune patologie, che non esiste a tutt'oggi una documentazione credibile della loro efficacia e che non è nemmeno possibile dichiarare che sono prive di effetti negativi. Per giustificare gli apparenti miglioramenti che sarebbero stati osservati nel corso di questi terapie sperimentali si possono elencare molte possibili cause, nessuna delle quali ha veramente a che fare col risultato di un effetto positivo delle cure.
Ho letto, con molto dispiacere, che i nostri scienziati sono stati accusati delle cose più sgradevoli e strane, e lo trovo profondamente ingiusto. Sarei veramente stupito se scoprissi che qualcuno di loro ha interessi personali e trova vantaggio nel prendere un partito piuttosto che un altro: ne conosco più d'uno (ad esempio ho lavorato a lungo nel Comitato di Bioetica con la professoressa Cattaneo) e ho per loro rispetto e ammirazione. Non ho alcun dovere nei loro confronti e non credo di essere conosciuto come persona dal giudizio facile, per cui vi prego di credermi se dico che si tratta di ricercatori pieni di umanità, dotati di una grande capacità di compassione, cittadini esemplari e trasparenti. Per favore, ascoltateli.
SERVIZI SOCIALI, PSICOLOGI, FORZE DELL'ORDINE: L'INERZIA SUL FEMMINICIDIO COSTA PIÙ DI UNA LEGGE DI STABILITÀ
Cinzia Gubbini – R.it Diritti umani 21/11/2013
Per la prima volta un'indagine nazionale ha valutato quanto "vale" il silenzio sulla violenza contro le donne. E il risultato è drammatico: 16,7 miliardi di euro. La metà di una finanziaria "pesante"
FEMMINICIDIO
La Repubblica.it Temi
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CURE PALLIATIVE - Un mantello per accompagnare alla fine della vita
Vita.it – 10/11/2013
Da 14 anni la giornata di San Martino è dedicata a sensibilizzare sulle cure palliative. Oggi con la legge 38 sono un diritto per tutti, ma purtroppo nella pratica le differenze fra una regione e l'altra sono ancora molto ampie. Sottoscrivi il manifesto perché questo diritto sia riconosciuto a tutti
EUTANASIA, L'IPOCRISIA DEL DIBATTITO
Alessandro Chiometti – Cronache laiche 08/10/2013
I temi dell'eutanasia, del suicidio assistito, del testamento biologico tornano periodicamente a svegliare questo paese dalla sua sonnolenta ipocrisia. Anche questa volta, come nel caso di Mario Monicelli e Lucio Magri, c'è voluto il suicidio di un personaggio famoso, Carlo Lizzani, a ricordare agli smemorati italiani, tutti presi dalla retorica dell'apprezzamento di papa Francesco, che in questo Paese manca una legge che permetta di morire dignitosamente. Anzi, in questo Paese è ancora punito con una pena che va dai 6 ai 15 anni di reclusione il reato di "omicidio del consenziente". Non solo, qui in Italia manca anche quel semplice registro dei testamenti biologici che garantirebbe, per lo meno, l'applicazione di un diritto costituzionale: quello di poter rifiutare le cure.
Svizzera, HANS KÜNG EUTANASIA: IL TEOLOGO SVIZZERO POTREBBE SCEGLIERE IL SUICIDIO ASSISTITO
Italia laica – 08/10/2013
Hans Küng, tra i più famosi sacerdoti e teologi cattolici contemporanei – noto soprattutto per le idee progressiste e di rottura rispetto alla tradizione – potrebbe scegliere la strada del suicidio assistito.
Lo studioso svizzero, nato nel 1928, è da tempo affetto dal morbo di Parkinson e nel suo ultimo libro di memorie "Erlebte Menschlichkeit" (pubblicato in lingua tedesca la scorsa settimana) esprime il proprio parere favorevole all’autodeterminazione sul fine vita.
"Nessuno dovrebbe essere obbligato a tollerare delle sofferenze insopportabili come se fossero inviate da Dio" scrive il professore di teologia a Tubinga. "Ognuno ha il diritto di decidere per se stesso e nessun prete, dottore o giudice può impedirlo".
Per Küng, dunque, l’eutanasia non sarebbe una forma di omicidio, quanto piuttosto una "restituzione della vita nelle mani del Creatore", una scelta compatibile con la fede in Dio e la vita eterna promessa da Gesù.
Una posizione che però si scontra con la netta contrarietà al suicidio assistito della dottrina vaticana. Küng ha sempre avuto posizione progressiste, nel 1979 dopo che mise in dubbio la dottrina dell'infallibilità papale il Vaticano gli revocò la licenza all'insegnamento. Ma lui, convinto delle sue tesi, ignorò ogni pressione a ritrattare.
UNA VITA DEGNA DI LUTTO
Francesco Bilotta – Italia Laica 14/08/2013
Nella notte tra mercoledì 7 e giovedì 8 agosto, mentre io stavo ridendo davanti a un bicchiere pieno di ghiaccio, lui cosa stava facendo? I "se" continuano a comparire nella mia mente come fantasmi: se avessi potuto parlargli, se avessi potuto ascoltarlo, raccontargli come vivevo quando anche io dicevo «tutti mi prendono in giro, nessuno mi capisce. Non ce la faccio più». È assurdo, me ne rendo conto. Ma c’è qualcosa che non sia assurdo nel fatto che un ragazzo di quattordici anni si lasci cadere nel vuoto, invece di salire sul terrazzo di casa a guardare semplicemente le stelle cadenti? (Sulla vicenda leggi Elena Tebano, Marco, suicida a 14 anni perché gay: «Un gesto estremo per la paura di sentirsi minoranza»).
DIRITTI DA TESTIMONIARE
Chiara Saraceno – La Repubblica.it Archivio 14/08/2013
Non basta il decreto legge sul femminicidio a fermare lo stillicidio ormai quotidiano di uccisioni di donne, spesso da parte di mariti, fidanzati, amanti. Come non basteranno le norme contro l' omofobia, se e quando verranno mai approvate, a difendere le persone omosessuali dalla fatica di una vita quotidiana sempre ostaggio della (in)tolleranza e del disprezzo di persone che non solo credono di avere il monopolio della normalità, ma se ne fanno scudo per dar corso ai propri impulsi peggiori.
L' INVENZIONE DELLA NEMICA INTERNA
Pierfranco Pellizzetti – Il Manifesto 14/08/2013
La paura delle donne ha radici lontane e attraversa l'avventura umana. Emerge ogni volta che il potere maschile è messo all'angolo. In tempi recenti è esplosa con la crisi del modello patriarcale alla base del neoliberismo
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DIRITTI CIVILI E OMOFOBIA, LA VERA EMERGENZA
Fabio Sabatini – Il Fatto Diritti 13/08/2013
Per l’ennesima volta tv e quotidiani sono imbevuti della retorica dello shock. Un ragazzo gay di 14 anni si è gettato da un terrazzo condominiale a Roma. E ancora una volta la retorica dello shock è l’aspetto più ipocrita delle stesse dinamiche che hanno causato il suicidio. Non si può rimanere scioccati di fronte a eventi annunciati. lt Il 25% dei suicidi tra i ragazzi dai 16 ai 25 anni è dovuto all’omofobia. Non possono esserci shock, sorpresa, lutto in eventi che si ripetono continuamente, sempre uguali. Lo shock, la sorpresa e il lutto sono gli strumenti beceri che gli "uguali" usano in questi casi per mascherare il proprio razzismo contro coloro che sono "meno uguali degli altri"; il benaltrismo, il voltarsi dall’altra parte per ignorare la più ovvia e fondata delle sofferenze.
IL VIRUS RAZZISTA
Nadia Urbinati - La Repubblica.it Archivio 13/08/2013
Il pregiudizio non è innocuo. Il suo braccio armato è il razzismo, un' ideologia che unisce gli uguali contro i diversi e che mobilita parole e, quando può, il potere della legge per realizzare il piano di ripulire la società degli indesiderati. Un' ideologia che miete adepti con facilità perché facile da coniugare, elementare ed esprimibile con le parole dell' ignoranza ordinaria, istintiva.
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SE LA DIVERSITÀ È UNA VERGOGNA
Natalia Aspesi – La Repubblica.it Archivio 12/08/2013
UN RAGAZZINO si uccide, come hanno fatto altri, perché omosessuale, perché emarginato e schernito dai compagni in quanto omosessuale, perché non sa come dirlo ai suoi genitori che immagina non lo capirebbero
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IL "PADRE" IN SALA PARTO
La Repubblica.it Blog – 03/08/2013
E poi l’altro giorno, trafelata, arriva la suocera. Mi si para davanti e mi fa indispettita come solo lei sa essere, e cioè lievemente: «Ma lo sai che c’è scritto lì fuori??» indicando l’uscita dal reparto.
«No. Che c’è scritto?».
«Anzi, guarda: farei meglio a dire cosa non c’è scritto!».
«Cosa non c’è scritto?» domando io, che già immagino l’assenza di qualche strano vocabolo dall’etimologia insospettabile, la sua passione.
«C’è scritto "Il padre in sala parto…", "Al padre si raccomanda di…", "Solo il padre può": insomma è discriminatorio!».
«Accidenti! Hai ragione!» faccio io, grattandomi la testa.
«Dovete fare qualcosa».
«Giusto».
«Così non va bene, voi siete tagliate fuori: lo ripeto. È discriminatorio».
E così, eccoci qua.
Ho assistito a tutto il travaglio, seduta accanto al letto, confortata di tanto in tanto da sorrisi e rassicurazioni. Non c’era ostetrica o infermiera o infermiere che dopo un’ora non sapesse chi fossi. Sono entrata in sala operatoria e le ho tenuto la mano mentre le praticavano il cesareo e quando Labimba è nata mi hanno chiesto di seguirla. Eppure per quel cartello non esisto. Forse perché in Italia non c’è legge che tuteli le differenze.
Lo dicevo nel mio primo post: nel nostro meraviglioso Paese chi siede in Parlamento e si dovrebbe occupare, come stabilisce la Costituzione, di difendere e valorizzare le differenze e la vita di ogni cittadino, non si decide a rendere questo Stato uno Stato di diritto per tutti. E allora portiamo avanti la prassi che prima o poi sfonderà gli argini.
La prassi infatti è agita dalle persone, come le ostetriche, i medici, gli infermieri e le infermiere del Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina di Roma che hanno con naturalezza e spontaneità accolto la nostra coppia come le altre. E proprio su questo punto, su questa lezione di civiltà, si leva una domanda: ma come mai i deputati e le deputate, i senatori e le senatrici che dovrebbero tradurre la buona prassi in legge di tutela, continuano a rappresentare un’Italia che non esiste più?
Siamo soli, si è capito: e allora tanto vale continuare a rimboccarsi le maniche da soli. L’Azienda Fatebenefratelli, per esempio, imparando dal personale Fatebenefratelli: cambiando il cartello fuori dal reparto di ostetricia. Regalando a propria volta, un’altra piccola, importante lezione di civiltà ai nostri legislatori.
LIBERTÀ VO CERCANDO
Francesco Bilotta – Italia Laica 07/08/2013
Qualcosa di tremendo è il titolo di una lettera aperta scritta da Costanza Miriano, una giornalista che – come ci informa il suo blog – collabora con l’Avvenire ed è autrice di un libro che si intitola "Sposati e sii sottomessa".
L’Autrice implora di non ricorrere più alla maternità surrogata, causa – a suo dire – di sofferenze indicibili.
Lo sguardo corre tra le righe del testo alla ricerca di dati aggiornati che ci dicano quante migliaia di donne soffrono così tanto, ma soprattutto perché soffrono e in cosa consistono tali sofferenze. Niente. La retorica fine a se stessa rifiuta ogni pretesa di conoscenza.
DAI PERMESSI ALLE PENSIONI ECCO IL WELFARE FAI-DA-TE DELLE NUOVE COPPIE GAY
Vera Schiavazzi - La Repubblica.it Archivio 05/08/2013
«NESSUNO deve sentirsi escluso.
Siamo partiti con la lotta alle discriminazioni di genere, poi ci siamo occupati di quella alle discriminazioni versoi dipendenti Glbt, tra poco sarà la volta di etnia e età». Lars Petersson, amministratore delegato di Ikea in Italia, è fiero del clima politicamente corretto che si respira nella sua azienda.
I DIRITTI NON SONO IN VENDITA
La Repubblica.it Blog 26/07/2013
Omofobia. Fermare un compromesso al ribasso. Per sottrarre l’ampliamento dei diritti di cittadinanza alla logica delle larghe intese. La moratoria sull’omofobia proposta da una parte del Popolo della Libertà continua a far discutere. E da più parti arriva l’invito alle forze politiche affinché non la legge contro l’omofobia non sia neutralizzata. Per il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, il testo che sarà discusso alla Camera il 26 luglio rischia di essere una scatola vuota e inefficace, perchè “non estende le aggravanti già previste dall’articolo 3 della legge Mancino per le altre discriminazioni su base razziale e religiosa”.
Un passo minimo. Poi l’invito alla mobilitazione, per evitare che “ancora una volta i diritti civili e le tutele che la comunità lesbica, gay, bisex, trans chiede da anni siano svenduti sull’altare degli equilibri di governo e delle pressioni vaticane”. La proposta consiste “nell’estensione integrale della legge Mancino anche per chi incita e commette reati sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere”. Un passo minimo per evitare un passo falso sul terreno dei diritti. La richiesta ai cittadini: scrivere una mail ai propri parlamentari: “Invitiamo tutte e tutti voi a scegliere i deputati e le deputate di Pd, Sel e M5S, Pdl, Scelta Civica, e a scrivere una mail con oggetto: I miei diritti non sono in vendita”.
Una lettera a deputati e senatori. Questo il testo da inviare ai parlamentari: “I miei diritti non sono in vendita, chiedo l’estensione integrale della legge Mancino alle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Aggravanti incluse. La libertà di opinione non è e non può essere libertà di insulto, ingiuria, istigazione all’odio, nei confronti delle minoranze e delle persone lesbiche, gay, bisessuali e trans”.
Qui il sito del Circolo Mario Mieli. Qui la pagina dell’iniziativa
L'ODISSEA DI UNA NORVEGESE DENUNCIA UNO STUPRO A DUBAI CONDANNATA PER ADULTERIO
Valeria Fraschetti - Repubblica.it Archivio 21/07/2013
DA VITTIMA a colpevole. Stuprata e poi condannata per rapporti sessuali fuori dal matrimonio.
Una storia terrificante quella che è accaduta ad una ragazza norvegese di 24 anni, Marte Deborah Dalelv, designer di interni in quell'angolo di terra - gli Emirati arabi - che dietro ai suoi grattacieli sfavillanti e all'economia che galoppa sui petroldollari nasconde ancora una società dove il rispetto dei diritti umani è spesso miserevole. Specie quando si tratta di diritti femminili.
LA NORMALITÀ DEVIATA
Stefano Rodotà – La Repubblica.it Archivio 20/07/2013
MOLTI fatti, in questi giorni, hanno destato scandalo, suscitato proteste, acceso qualche fuoco d' indignazione. Ma non sono il frutto di una qualche anomalia, non rientrano nella categoria delle eccezioni o degli imprevisti. Appartengono a quella "normalità deviata" che caratterizza ormai da anni il funzionamento del sistema politico.
UN ARGINE ALLA POVERTÀ
Chiara Saraceno – La Repubblica.it Archivio 18/07/2013
Per il secondo anno consecutivo, e in modo più accentuato, è aumentata sia la povertà relativa (cioè in riferimento al tenore di vita medio, per altro diminuito nel 2012 rispetto all'anno precedente) sia quella assoluta, che riguarda l'impossibilità di acquistare un paniere di beni essenziali.
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UN PATTO TRA PRODUTTORI PER IL DIRITTO ALLA SALUTE
Giovanni Valentini - La Repubblica.it Archivio 19/07/2013
Ambiente e salute, da una parte; lavoro e profitto, dall' altra. Non sono, o non dovrebbero essere, valori contrapposti, alternativi, antagonisti. In una moderna democrazia economica e industriale, occorrerebbe anzi una "santa alleanza" fra imprenditori e operai per conciliare la difesa dell' ambiente e della salute con la tutela del lavoro e quindi di un legittimo profitto. Ma purtroppo da Torino a Porto Marghera fino a Taranto, passando per la pianura padana, spesso la realtà non corrisponde a questa visione dell' interesse generale.
"F35, GIUSTIZIA E KAZAKISTAN: È L’UMILIAZIONE DELLO STATO". INTERVISTA A GUSTAVO ZAGREBELSKY
Silvia Truzzi, da il Fatto quotidiano, 18 luglio 2013
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L’ODORE MARCIO DEL COMPROMESSO
Barbara Spinelli - La Repubblica.it Politica 17/07/2013
SIAMO talmente abituati a considerare l’Italia un paese diverso, più sguaiato e uso all’illegalità di altre democrazie, che nella diversità ci siamo installati, e non chiediamo più il perché ma solo il come. Il perché conta invece, è la domanda essenziale se vogliamo capire chi siamo: non una nazione che fa delle leggi le proprie mura di cinta ma un paese immerso nell’anomia, nell’assenza di leggi scritte o non scritte.
LA RIVOLUZIONE DEI DIRITTI DA MALALA AL DATAGATE
Stefano Rodotà – La Repubblica.it Archivio 15/07/2013
VI È un filo robusto che unisce alcune vicende di questi giorni - il discorso all'Onu della giovane pakistana Malala e il Datagate, le parole di Papa Francesco a Lampedusa e le decisioni in materia economica di corti costituzionali di diversi Paesi. In tutti questi casi vi è un visibile conflitto tra diritti e poteri globali: il diritto all'istruzione contrapposto al potere del terrore; il diritto alla privacy di fronte al potere di chi vuole esercitare un controllo planetario sulle persone senza limiti e senza frontiere; il diritto dei migranti contro il potere escludente degli Stati; il diritto di ciascuno a non essere ridotto ad oggetto contro il potere del mercato.
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Il crimine dell'indifferenza
Barbara Spinelli - La Repubblica.it Cronaca 10/07/2013
Proviamo a immaginare una storia completamente diversa, dell'ultima settimana del Papa. Una storia segreta, non confessata, non ufficiale. A volte capita, che un racconto fantasticato si avvicini al vero.
Immaginiamo dunque questo: che Papa Francesco abbia accettato di firmare un'enciclica scritta quasi per intero da Joseph Ratzinger, perché all'enciclica non era affatto interessato. Quel che lo interessava sopra ogni cosa, che lo convocava, era il viaggio a Lampedusa, sul bordo di quel Mediterraneo dove sono morti, dal 1988, 19mila migranti in fuga dalla povertà, dalle guerre, dalle torture. Altri drammi vedremo, con l'Egitto che sprofonda nel caos e nell'eccidio.
LA LOBBY CATTOLICA
Francesco Bilotta – Italia laica 10/07/2013
Ieri, la Commissione Giustizia della Camera dei deputati ha approvato un testo in materia di contrasto all’omofobia e alla transfobia, sulla cui base, di qui in avanti, si svilupperanno i lavori della Commissione stessa.
È una legge lungamente attesa dalle persone gay, lesbiche e trans di questo Paese che rimane uno degli ultimi in Europa a non avere una normativa di rilevanza penale per combattere le violenze e le discriminazioni di cui sono vittime le persone omosessuali e trans.
LA RIVINCITA DELL'AMORE MAI PIÙ FIGLI DI SERIE B
Michela Marzano - La Repubblica.it Archivio 07/07/2013
NEL prossimo Consiglio dei ministri sarà approvato un decreto legislativo grazie al quale non ci sarà più differenza tra figli legittimi e figli naturali. Niente più figlie figliastri, figli di serieAe di serie B, figli che potranno automaticamente godere di ogni dirittoe figli che dovranno invece lottare per farsi riconoscere i propri.
Se ne parlava già da tempo, e un passo decisivo era stato fatto due anni fa, quando la Camera aveva approvato un disegno di legge che prevedeva, in nome del principio di uguaglianza, la necessità di concedere a tutti i figli lo stesso statuto giuridico.
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FEMMINICIDIO, 2013 TRAGICO
Elisabetta Reguitti - Il Fatto Quotidiano 05/07/2013
Già 68 le donne uccise nei primi sei mesi del 2013. Nel 2012 sono state 124
NUMERI CHE FANNO PAURA E RACCONTANO UN PAESE STRETTO NELLA CRISI, MA SOPRATTUTTO NELL’IGNORANZA E NEL MASCHILISMO
NEI PRIMI SEI MESI del 2013 sono state ammazzate 68 donne (124 in tutto il 2012). In Italia la violenza è la prima causa di morte per le donne dai 20 ai 40 anni. Più delle malattie. Più degli incidenti stradali. Il 70% dei femminicidi che si sono consumati potevano essere evitati perché già segnalati come situazioni a rischio. Da gennaio a oggi, oltre 600 donne si sono rivolte alla "Casa delle donne per non subire violenza" di Bologna le cui volontarie aggiornano mensilmente il bollettino di una guerra consumata fra le mura domestiche.
MA IL FEMMINICIDIO non è solo l’uccisione delle donne come movente di genere (classificato come atto criminale in sé), ma rappresenta il culmine di tutte le violenze che una donna può subire in una vita. Secondo l’ultima indagine Istat, oltre il 14% delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni ha subito abusi sessuali o fisici dal partner: poco meno di 7 milioni di casi. Circa 1 milione gli stupri o tentati stupri. Solo il 7% di chi subisce violenze denuncia il compagno. Allarmante appare il dato che il 33,9% di coloro che hanno subito violenza dal proprio compagno e il 24% di coloro che l’hanno subita da un conoscente o da un estraneo, non parla con nessuno dell’accaduto per paura che il denunciato si incattivisca ancora di più.
LA CULTURA MASCHILISTA non è un concetto astratto, ma un principio saldo e diffuso. In molti casi, secondo gli esperti, è radicata la convinzione dell’inferiorità della donna e la conseguente volontà del controllo su di lei. Una donna che sta a casa, che cura i figli, fa la spesa e bada agli anziani, oppure una donna che si accontenta di mezzo salario e che si adatta a fare un lavoro precario e mal pagato, per il suo aguzzino vale meno. Donne che si ritrovano a essere ricattate dal datore di lavoro e devono stare zitte per non perdere quello stipendio.
Donne che hanno paura di separarsi da un marito violento perché da lui dipendenti economicamente e che temono di non poter più rivedere i figli. Sembra poi che l’ultima frase di molte vittime prima di morire per mano del loro uomo sia "non vali niente". Parole che un maschio non può tollerare.Ancora nessun commento.
COPPIE GAY, IL MONDO DECIDE MENTRE L'ITALIA È PARALIZZATA
Stefano Rodotà - La Repubblica.it Archivio 28/06/2013
LA DECISIONE della Corte Suprema degli Stati Uniti sul matrimonio tra persone dello stesso sesso non è un fulmine a ciel sereno, la rottura di un ordine ben saldo, la bizzarria che ci arriva da un paese eccentrico e lontano. Un buon liberale si rifarebbe a Rudolf von Jhering e direbbe che questo è l'effetto di una lunga "lotta per il diritto". Concludendo poi che così diviene concreto quel necessario passaggio dalla "politica del disgusto" alla "politica dell'umanità" auspicato da Martha Nussbaum.
IL PRIMATO DELLA CIVILTÀ
Alexander Stille - La Repubblica.it Archivio 27/06/2013
LA DECISIONE della Corte suprema americana di annullare la legge federale in "difesa del matrimonio" - che vietava il matrimonio gay - rispecchia un cambiamento profondo nella vita americana. QUELLA legge era stata firmata meno di vent' anni fa da Bill Clinton, un presidente democratico con l' appoggio bi-partisan. La legge fu approvata 342 contro 67 alla Camera e 85 contro 14 al Senato, rispecchiando la realtà politica dominante del momento.
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LA NOSTRA VERGOGNA
Michela Marzano – La Repubblica.it Archivio 27/06/2013
L' ABOLIZIONE da parte della Corte suprema degli Stati Uniti del Defence of Marriage Act è molto più che una vittoria storica per l' affermazione dei diritti degli omosessuali. Come ha giustamente commentato il presidente Obama, si tratta di una vittoria collettiva, la vittoria della libertà di tutti. È solo nel momento in cui tutti i cittadini vengono trattati nello stesso modo, infatti, che la libertà di ognuno diventa reale ed effettiva. Tutti liberi di essere se stessi e di amare una persona dello stesso sesso, indipendentemente dalle aspettative sociali, dai dogmi religiosi e dagli stereotipi culturali.
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NOZZE GAY: MATRIMONIO NON SOLO UOMO-DONNA
Italia laica da ANSA – 27/06/2013
Defence Marriage Act, la legge federale, definita incostituzionale. Nozze gay parificate a etero.
NEW YORK - La Corte Suprema ha bocciato il Defence Marriage Act (DOMA), la legge federale americana secondo cui il matrimonio è solo tra uomo e donna.
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USA, POLEMICA PER DECISIONE CORTE SUPREMA SU MINORANZE
Sky TG24 – 26/06/2013
I giudici costituzionali americani aboliscono il Voting Right Acts, uno dei simboli della lotta per i diritti civili degli anni '60: "Ormai è superata". Obama: "Deluso da questa scelta"
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DIRITTI GAY, PD DISCUTE MA NON FA PROPOSTE. IL PDL SFRUTTA IL VUOTO E SI INTESTA LA BATTAGLIA
Cosimo Rossi – Il Fatto quotidiano 22/06/2013
Tra gli incarichi affidati ai 15 componenti la nuova segreteria dei democratici non ricorre neanche una volta la parola "diritti". Cofferati: "Questioni di diritto come il matrimonio tra omosessuali o l'immigrazione sono state lasciate scivolare nell'agenda politica, delegandole di fatto alle sole persone interessate". Così a "metterci la faccia" sono soprattutto esponenti di centrodestra come Galan. Dai Pacs ai Di.do.re, cronologia dei tentativi falliti. E se la politica tace, tocca solo alla magistratura dare un indirizzo
IL CORTOCIRCUITO DEL RAZZISMO
Chiara Saraceno – La Repubblica.it Archivio 14/06/2013
IL CORTOCIRCUITO operato dall' infausto augurio della leghista padovana ai danni di Cécile Kyenge è istruttivo. Impone una riflessione che non si limiti a rilevare, riducendola a fenomeno marginale e individuale, la grossolana maleducazione di una persona. Una persona che non è in controllo né dei propri umori né delle proprie parole. Con quella frase, la signora (signora?) ha assimilato tutti i maschi neri a stupratori e tutti gli stupratori a neri. Chi chiede rispetto per i neri è quindi automaticamente complice di stupratori, tanto più se è nera essa stessa e rivendica orgogliosamente l' esserlo. Per indurla a ragionare, e per «farle abbassare le arie», l' unica è farle subire la violenza e l' umiliazione di uno stupro. Questo corto circuito è esemplare, nella sua forma estrema, dell' atteggiamento razzista.
AL DI LA’ DEL GENERE
Francesco Bilotta – Italia laica 12/06/2013
La ''compassione'' che Dio prova per ''la miseria umana'' è paragonabile alla reazione di una madre ''di fronte al dolore dei figli'', così Papa Francesco all’Angelus di domenica 9 giugno.
Il pensiero è corso subito ad Albino Luciani e al suo "Dio è papà e più ancora è madre". Ratzinger, dal canto suo, non è affatto d’accordo con queste concessioni al polimorfismo divino: Dio nei vangeli è solo padre. Immagino già alati discorsi teologici alla ricerca di una tradizione che confermi le funzioni materne di Dio. A me sembra evidente che una tale questione possa solo confermare che Dio, in quanto creazione della mente umana, può essere tutto ciò che vogliamo o che ci consola in un certo momento. Ma non è questo che mi interessa. Piuttosto, nel sottolineare l’uso mellifluo dell’accostamento alla madre da parte del Capo di un’organizzazione che, fedele alla tradizione, pone la donna in una condizione di assoluta irrilevanza nella gestione del potere reale, vorrei notare l’uso ideologico del femminile da parte del Pontefice.
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UNIONI DI FATTO: I DIRITTI NEGATI
Il Fatto Diritti – 07/06/2013
Si è riaperto per l’ennesima volta il dibattito politico inerente all’opportunità di riconoscere legalmente i diritti delle coppie conviventi, comprese le unioni tra individui omosessuali. Come sempre accade in materia di diritti civili, l’ordinamento italiano rimane un passo indietro nella regolazione di un fenomeno sociale e culturale che ormai non si può più far finta di ignorare.
Diritti civili, le istituzioni sdoganano il Gay Pride
TG1 on line – 06/06/2013
Il 14 giugno il ministro delle Pari Opportunità, Josefa Idem, e il presidente della Camera, Laura Boldrini, parteciperanno un convegno a Palermo sui diritti delle coppie lgbt. Il giorno dopo ci sarà la parata del Gay Pride. Idem: "E' necessario un forte impegno per garantire parità di trattamento".
NOZZE GAY, IL NO DI BAGNASCO: «GRAVE VULNUS ALLA FAMIGLIA»
Valentina Santarpia – Italia laica dal Corriere della sera 31/05/2013
Il matrimonio gay è «un vulnus grave alla famiglia»: nel giorno dei festeggiamenti a Montpellier per le prime nozze francesi tra due omosessuali, il commento dell'arcivescovo di Genova e presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana) Angelo Bagnasco conferma la posizione della Chiesa cattolica italiana sui matrimoni gay. «La famiglia — ha sottolineato il cardinale Bagnasco parlando a Genova coi giornalisti — ovunque nel mondo è il presidio dell'umano dove i bambini, le nuove generazioni, vengono non solo concepite e generate ma educate, come è diritto e dovere primario e fondamentale dei genitori».
LIBERE DI VIVERE
Michela Marzano - La Repubblica.it Archivio 29/05/2013
LA CONVENZIONE di Istanbul pone per la prima volta la questione delle violenze di genere come un problema strutturale: non si tratta solo di punire i colpevoli e proteggere le vittime, ma anche di prevenire ogni forma di discriminazione, affinché l' uguaglianza tra gli uomini e le donne diventi reale. L' unica vera uguaglianza che non è l' identità e consiste nell' uguale rispetto di ogni persona.
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